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I gruppi ottici della Citroen 2CV: nell’ottocento…

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L’uomo ha da sempre cercato soluzioni innovative ai suoi problemi connessi con i propri spostamenti.

Dai primi carri ideati dall’uomo, fino alle eleganti carrozze europee dell’Ottocento, l’uomo si è trovato sempre davanti ad un duplice problema: vedere la strada dopo il tramonto.

Citroen 2CV

Alla fine dell’ottocento, le candele e le torce iniziarono a lasciare il posto alle lanterne ad olio che, seppur se pericolose, rappresentavano una valida alternativa ai sistemi in uso fino ad allora. 

Il ‘900 portò rapidamente allo sviluppo dell’auto ed introdusse il mito della velocità.  Così alla fine della Prima guerra mondiale, nel 1919 ad un mito come Andrè Citroen venne naturale presentare una vettura costruita in una catena di montaggio, dotata di serie di una coppia di fari. Stiamo parlando della 10 HP e ai venditori della Citroen non sembrava vero asserire “ con la nuova 10HP basterà girare un interruttore e magicamente si potrà guardare nel buio”.

Nel 1936 prese il via il progetto che avrebbe po dato vita alla Citroen 2CV, e siccome da nessuna parte c’era una norma che obbligava ad avere due fari, la 2CV ne aveva uno solo, abbastanza grande, sospeso sulla parte destra del cofano anteriore.

Dopo la Seconda guerra mondiale, nel 1948 la 2CV fece il suo debutto al Salone di Parigi e di fari ne aveva due, con una particolarità: la 2CV disponeva  di una manetta interna  che poteva modificare la portata dei fari senza che il conducente dovesse muoversi dalla guida: una genialità nella sua semplicità.

E venne poi la volta della Dea,la DS19, che nel 1967, dopo dodici anni dal suo lancio, presentò il suo nuovo volto che comprendeva quattro meravigliosi fari carenati sotto uno schermo di vetro, ma con una novità: i due fari più piccoli interni giravano sul loro asse verticale seguendo i movimenti dello sterzo, mentre i due più esterni, basculanti, seguivano l’andamento delle oscillazioni del corpo vettura, adattandosi ad ogni movimento della stessa. E l’esperienza fu più tardi estesa alla grande coupè SM (Citroen Maserati) che nel frontale, di fari ne aveva addirittura sei. 

Nel 1974, con la crisi petrolifera, la Citroen lanciò la sua nuova berlina CX, che della sua aerodinamica fece la caratteristica più nota garantendo all’auto francese straordinari consumi ridotti.

Per ottenere questi risultati la vettura fu dotata di fari trapezoidali, ben integrati con il resto della stessa.

I fari aerodinamici della CX furono prodotti sino al 1991 anche nella versione a “ quattro luci”, integrando così i fari di profondità. Due anni prima, sull’ammiraglia XM vennero introdotti dei fari molto bassi, che, grazie a parabole ellittiche, garantivano una resa del 45% superiore a proiettori tradizionali.

Venendo ad anni a noi più vicini, con la C4 Cactus fu inaugurato un nuovo design, caratterizzato da fari a LED diurni, fino ad arrivare al SUV Citroen C5 Aircross, con un frontale imponente che esalta la firma luminosa full LED su due livelli. I gruppi ottici superiori includono i fari diurni e gli indicatori di direzione, mentre quelli inferiori sono inseriti nella calandra seguendone il movimento.

Da sempre, quindi, la Citroen ha offerto ai conducenti un modo nuovo di poter guardare la strada, grazie a tecnologie innovative e immediatamente riconoscibili.

Giuseppe Lasala

Scritto da Giuseppe Lasala

Manager con svariata esperienza nel settore contabile ed amministrativo, da sempre appassionato di motori, segue per ReportMotori il segmento automotive e tutto ciò che concerne il lancio di nuove proposte.

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