Il 25 luglio di un anno fa la scomparsa di Sergio Marchionne, l’uomo dal maglioncino blu, l’uomo che risanava le aziende e dei miracoli economici, quelli veri e non solo annunciati.
Con l’esperienza acquisita alla guida di multinazionali portate da Sergio Marchionne al successo, una volta arrivato in Fiat nel 2004, riesce a rivoltare una fabbrica che era con l’acqua alla gola.
Con la sua capacità unica di anticipare i tempi, con le sue idee e visioni future, si permette di chiudere la porta ad una Casa come General Motors e allo stesso tempo va dall’allora presidente degli Stati Uniti Barack Obama, che deve affrontare la questione Chrysler e gli dice di non preoccuparsi, l’avrebbe risollevata lui.
E così è stato. Fiat, da piccolo player “regionale” dell’automotive, diventa per la prima volta nella storia una grande costruttore globale.
Nasce FCA e cambia tutto, produzione, assetti societari, quotazioni in borsa.
Marchionne si divide tra Detroit e Torino.
Non gli mancano gli attacchi quando ad esempio decide di chiudere definitivamente lo stabilimento Fiat di Termini Imerese, con tutto ciò che ha comportato in termini di occupazione, ma Marchionne deve far quadrare i conti e per l’azienda quello stabilimento non ha più senso.
Non ha mezzi termini, va avanti quando decide che il marchio Lancia non ha più appeal in Europa e che FCA deve pian piano ridimensionarlo.
Così è stato, lascia solo la produzione della piccola Ypsilon.
Accusato in questo caso di non amare l’auto italiana ma solo di far quadrare conti, smentisce quanti l’accusano di far perdere l’identità all’auto italiana puntando sul rilancio della 500 e del marchio Fiat e più recentemente riportando l’Alfa Romeo al successo, decidendo di puntare anche sulla Formula 1 come grande vetrina promozionale e soprattutto affidandole il compito di confrontarsi con i più agguerriti concorrenti tedeschi del segmento premium.
Infine, la Ferrari, di cui diventa il presidente, dopo la rottura con Montezemolo, e che riesce a portare, per quel che riguarda la produzione, a livelli mai raggiunti prima.
In F1 fa in tempo a vederla vincere qualche gran premio con Vettel, che lui stesso ha voluto alla guida.
Ad un anno dalla scomparsa la sua personalità manca alla Ferrari e a FCA, e di conseguenza mancano i risultati al Cavallino e alla stesso gruppo italo-americano che cerca di continuare i programmi avviati da Marchionne ma con risultati altalenanti, come quello della possibile fusione con Renualt-Nissan che Marchionne avrebbe, sicuramente, gestito in maniera diversa.
Un anno senza Marchionne, un uomo che manca tantissimo al mondo dell’auto e all’Italia.
Carlo Antonio Rallo
redazione@reportmotori.it
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