Che il mondo dell’automobilismo stia cambiando è un dato di fatto e la direzione presa è quella delle auto elettriche .
Ci ritroveremo tra qualche anno tutti ad acquistare, probabilmente, modelli che non emetteranno più il classico rombo dei motori a combustione interna bensì un flebile sibilo mentre le batterie danno vita al motore elettrico. Uno tra i primi brand che ha pensato di proporre una soluzione che svincolasse la trazione dai combustibili fossili è stato smart, firma di quella che potremmo definire la citycar per eccellenza, che vanta ormai più di una generazione di smart fortwo electric drive.
La smart con la spina
Sostanzialmente, ad oggi, smart è l’unico brand che è riuscito a proporre su tutta la propria gamma una variante completamente elettrica. Sia la smart fortwo, sia la smart forfour che la smart fortwo cabrio possono essere scelte in opzione con l’alimentazione a batterie. Sono solo tre modelli potrebbe obiettare qualcuno, ma intanto i fatti parlano chiaro ed il brand che gravita nell’universo Mercedes può vantare tale primato.
Anche l’ultima generazione di smart electric drive non cambia praticamente nulla rispetto la variante tradizionale. All’esterno è quasi impensabile notare la differenza se non ci si applica ad individuare il badge sulla cellula Tridion, un mix tra una spina ed una lettera “E” che si fondono assieme, oppure ad aprire il classico sportellino per il rifornimento e scoprire che c’è quel “qualcosa che non va” dato che si trova la presa per la ricarica! Questo anche perché le dimensioni della smart electric drive camminano di pari passo con il modello che deve rifornirsi alla classica pompa di benzina: la lunghezza è di 269 centimetri, così come la larghezza si stabilizza a quota 166 centimetri (che con gli specchietti arriva quasi a 190 centimetri) e l’altezza raggiunge poco più di 155 centimetri.
Occhio al motore elettrico
Le differenze tra la smart fortwo electric drive ed una qualsiasi altra smart arrivano sotto la scocca, dov’è la culla del motore. La trazione è garantita da un propulsore sincrono a corrente trifase, capace di spingere con i suoi 60 kW di potenza massima e 160 Nm di coppia massima la piccola due posti da 0 a 60 km/h in meno di cinque secondi, un risultato migliore della versione smart BRABUS per intenderci. Merito di uno dei grandi pregi del motore elettrico, cioè quello di offrire la coppia massima a qualsiasi regime di rotazione e condizione di guida, in questo caso grazie anche alle batterie agli ioni di litio con capacità da 17.6 kWh che garantiscono anche 160 km di autonomia. Ovviamente è un dato dichiarato questo, poiché nel tran tran giornaliero potrebbero essere registrati dei valori più bassi di qualche decina di chilometri.
Come si ricarica
Se da un punto di vista di mercato le auto elettriche cominciano a stuzzicare l’attenzione del grande pubblico, il tempo di ricarica è uno dei grandi difetti ancora riscontrati su questo genere di auto. La smart fortwo electric drive può essere caricata senza problemi anche con la presa di corrente domestica, con la quale per arrivare dal 20 al 100% di carica impiega circa 6 ore, ma in alternativa è disponibile un wallbox che per ottenere lo stesso risultato impiega ben due ore e mezza in meno.
Per cercare di aumentare l’efficienza complessiva di utilizzo dell’auto non poteva poi mancare il sistema del recupero dell’energia in frenata, ancora più fondamentale sulle auto a batterie piuttosto che sulle ibride. Basta lasciare l’acceleratore per dare modo al blocco motore di produrre elettricità ed immagazzinarla nuovamente nelle batterie, rigenerazione che viene amplificata quando si schiaccia il pedale del freno in modo più o meno marcato.
Prova su strada
In una Città Eterna illuminata solo dal bagliore dei lampioni e dei fari delle auto siamo saltati a bordo della smart fortwo electric drive per quella che è stata la nostra “electric night”. Il silenzio della notte fa il pari con il silenzio assoluto del motore elettrico, fattore che per chi è abituato ai normali motori termici costituisce il primo punto di distacco definitivo dalla classica normalità. La semplice assenza di rumori all’atto di girare la chiave nel quadro porta a chiedersi se in effetti il motore sia pronto per scattare o meno e spiazzerebbe anche i più smaliziati, a meno che non si faccia subito caso alla spia verde sulla strumentazione che ne segnala l’attivazione. La selezione del rapporto D sul selettore del cambio e la pressione dell’acceleratore decretano poi la partenza in totale anonimato. In realtà forse il silenzio è anche troppo, dato che eventuali pedoni non si accorgono dell’auto che avanza o sopraggiunge.
Ma l’emozione di poter circolare in tutta tranquillità nella romana Villa Borghese oppure attraversare le ZTL senza alcun problema, queste alcune delle agevolazioni burocratiche previste per le auto elettriche, rendono la smart fortwo una citycar fusa ancora più intimamente con il concetto di città. E’ piccola e riesce idealmente ad infilarsi ovunque, merito anche del raggio di sterzata praticamente da riferimento, dato che con un diametro di volta di 6.95 metri gira quasi su se stessa.
Districarsi nelle vie romane più antiche non pare allora essere un problema, ma il passo corto comincia a chiedere il conto sui secolari sanpietrini. Nonostante la nuova smart fortwo abbia fatto passi da gigante rispetto la precedente generazione, merito di un assetto completamente differente e di sospensioni aggiornate, è impensabile non essere un po’ shakerati dalle sconnessioni più importanti. D’altronde non parliamo di un’auto di segmento C o addirittura D, ma basta trovare una lingua di asfalto per lasciarsi tutto alle spalle e godersi le regolarità del motore a batterie. Non una vibrazione, non un’esitazione. Basta chiedere potenza ed arriva tanto da attaccare la testa al sedile in fase di accelerazione, con l’indicatore di potenza che schizza dallo 0% anche fino al 100% se si cerca la prestazione massima. Ovviamente in modo inversamente proporzionale alla potenza si comporta quello della carica della batteria, visualizzato in modo analogico sullo strumento dedicato alla sinistra della strumentazione oppure in via digitale in quest’ultima.
Tutto sta nell’adeguare la propria guida. Perché non bisogna strapazzare un’auto del genere con accelerate inutili – noi le abbiamo provate per testare cos’ha davvero da offrire questo motore – bensì è cosa buona e giusta regolare l’acceleratore e giocare di anticipo, lasciandolo quando in lontananza si scorge un semaforo rosso oppure del traffico e procedendo per inerzia.
Insomma i pendolari cittadini potrebbero davvero avere un buon incentivo a passare all’elettrico se il mercato dovesse muoversi in tempi brevi nella direzione scelta da smart . Ed ovviamente Roma si conferma la città con più smart vendute al mondo, quindi da quale altro luogo se non questo potrebbe partire una rivoluzione a tema green così come la nostra prova?
a cura di Claudio Anniciello
redazione@reportmotori.it
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