È ancora oggi uno dei simboli della rinascita del dopoguerra, è stata immortalata in pellicole di culto come “Vacanze romane” con a bordo Audrey Hepburn e Gregory Peck ed è diventata un simbolo del Made in Italy stregando milioni di persone in tutto il mondo, stiamo parlando della Vespa.
La Vespa serie zero un pezzo assolutamente unico, l’esemplare soprannominato “la n°3”, la Vespa con il numero di telaio più basso in circolazione al mondo, attualmente custodita in uno showroom situato nei pressi di Reggio Emilia.
Questo modello appartiene al primo lotto produttivo di 60 pezzi del cosiddetto progetto MP6 (Motocicletta Piaggio n.6), prodotto negli stabilimenti Piaggio di Pontedera (PI), a tutti gli effetti la prima vera Vespa e quindi un pezzo di assoluto valore: dopo i primi 60 pezzi, infatti, la produzione fu industrializzata affidando la realizzazione delle parti in acciaio del telaio a fornitori esterni, tra cui la Alfa Romeo. Sono sopravvissute 3 Vespa appartenenti alla “Serie 0” e quella più antica di cui si abbia traccia è questa (la terza Vespa costruita) recante il N. di telaio 1003 (la numerazione partiva dal 1001). In seguito vennero prodotti 15.000 esemplari, dal 1946 al 1948. Il numero di telaio compare sul telaio stesso, nella zona della punta sotto sella, sui cofani, sui profili poggia piedi in alluminio, e addirittura sulla marmitta.
Federico Puccioni, Country Manager Catawiki Italia : “La Vespa è uno dei simboli dell’Italia e la rappresenta nel mondo, e il fatto che l’attuale proprietario abbia voluto vendere sul nostro sito l’esemplare n°3, il più antico esistente al mondo, ci inorgoglisce e ci conferma che stiamo facendo un ottimo lavoro.”
Un cult della cinematografia italiana
Oltre ad essere protagonista del costume italiano e non solo, nel corso dei decenni la Vespa è diventata un emblema del Made in Italy in tutto il mondo ed è stata protagonista o comunque presente in moltissime pellicole famose, dal 1953 in poi. Indimenticabile è ancora oggi la scena di Vacanze Romane di William Wyler (1953) durante la quale un’inesperta Audrey Hepburn dà il gas ad una Vespa nel pieno centro storico di Roma rincorsa da Gregory Peck. Un’ulteriore consacrazione della Vespa furono le parole di Dino Risi, che parlando del suo film Poveri ma belli (1956) nel corso di un’intervista, la definì una delle prime dive italiane del Dopoguerra affermando che, vista la sua importanza, era impossibile non darle spazio in quegli anni. Infine, ne La Dolce Vita di Federico Fellini (1960), il personaggio Paparazzo, dal quale prenderanno poi il nome i moderni immortala-vip, è un fotografo che scorrazza per Via Veneto a bordo della sua Vespa per fotografare personaggi famosi.
Un po’ di storia
Sul finire della Seconda Guerra Mondiale Enrico Piaggio, a capo dell’omonima azienda fino ad allora specializzata nella produzione di treni e aerei, diede ordine ad uno dei suoi ingegneri, Renzo Spolti, di produrre una motocicletta nuova, una motocicletta per tutti, motore della rinascita del vicino dopoguerra. Il frutto del suo lavoro fu la MP5 (Motocicletta Piaggio n.5), detta “Paperino”, antesignana della moderna Vespa e prodotta in circa 100 esemplari. Tutti vennero messi regolarmente in vendita successivamente e contemporaneamente alla Vespa, nonostante il progetto non convincesse in toto il Signor Piaggio.
Per questo motivo l’ingegnere aeronautico Corradino d’Ascanio venne scelto per sostituire Spolti e viene oggi considerato il padre della Vespa. Si definiva un “inventore” con un carattere anticonvenzionale e dichiarava addirittura di odiare le moto. Piaggio lo scelse proprio per queste sue caratteristiche di “purezza critica”, di fronte alla tipologia di veicolo, che in questo caso era proprio una motocicletta.
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