MotoGP : Brembo svela i segreti del circuito di Phillip Island
Inaugurato nel dicembre 1956, ha iniziato ad ospitare il Campionato del Mondo della 500 nel 1989, grazie all’intraprendenza del promoter Bob Barnard, per poi passare alla MotoGP .
Situato sull’omonima isola a 140 km da Melbourne, è il circuito più vicino al Polo Sud dell’intero campionato: si trova a 38 gradi di latitudine sud, cioè ad 11 gradi in più dei 27 gradi della pista argentina di Termas de Rio Hondo.
Questa latitudine si traduce in temperature piuttosto rigide che a volte possono richiedere l’uso di cover in carbonio per i dischi freno, al fine di mantenere adeguata la temperatura iniziale di frenata.
L’anno scorso durante la gara di MotoGP la temperatura dell’aria non ha superato i 15 gradi; mentre nel 2014 quella dell’aria era di 16 gradi e quella dell’asfalto di soli 29 gradi.
Secondo i tecnici Brembo, che hanno a che fare con tutti i piloti della MotoGP (Brembo fornisce il 100 per cento dei piloti della classe regina), il Phillip Island Circuit è in assoluto il circuito meno impegnativo per i freni. In una scala da 1 a 5 si è meritato un indice di difficoltà di 1, avvicinato solo dalla pista di Assen, che ha preso 2.
L’impegno dei freni durante il GP
I 4.448 metri della pista si snodano su 12 curve, metà delle quali sono posizionate nella sezione che arriva a lambire le gelide acque dell’Oceano Pacifico. Per questa ragione, pur dovendo far ricorso ai freni 8 volte ogni giro, per un tempo complessivo di frenata di 21 secondi al giro (dal semaforo alla bandiera a scacchi sono poco meno di 10 minuti), i freni non corrono il rischio di surriscaldarsi. Anche la decelerazione media è contenuta: soli 1,12 g. Sommando tutte le forze esercitate da un pilota sulla leva del freno, dalla partenza alla bandiera a scacchi, il valore sfiora i 9 quintali, equivalente al peso di circa 550 bottiglie di vino australiano.
Le frenate più impegnative
Delle 8 frenate del Phillip Island Circuit nessuna è considerata altamente impegnativa per i freni; mentre 6 sono di media difficoltà e 2 sono light. La curva numero 4 (Honda corner), da prima marcia, è la più impegnativa per l’impianto frenante (la pressione del circuito raggiunge i 10,1 bar) e per il pilota che esercita una pressione di 5,8 kg sulla leva del freno: le MotoGP vi arrivano a 220 km/h e perdono due terzi della loro velocità dopo una frenata di 171 metri, equivalenti a 2 dozzine di coccodrilli marini australiani. La frenata si protrae per 4,2 secondi, ma la decelerazione massima è di solo 1,2 g.
Con i suoi 237 metri, la curva 1 è quella con il maggior spazio di frenata, malgrado i 188 km/h a cui viene affrontata: merito dei 900 metri del rettilineo che la precedono, sufficienti per proiettare le moto a 344 km/h. La decelerazione raggiunge gli 1,5 g, ma la frenata è limitata a 3,2 secondi e il carico sulla leva non supera i 4,2 kg.
La curva 3 intitolata a Casey Stoner prevede invece un impiego ridotto dei freni: appena 0,8 secondi con un carico sulla leva modesto (1 solo kg); mentre si coprono 57 metri, pari a metà della larghezza di un campo da football australiano.
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