Dal 21 al 23 ottobre il Phillip Island Circuit ospita il 16esimo appuntamento del Mondiale 2016 della MotoGP .
Inaugurato nel dicembre 1956, ha iniziato ad ospitare il Campionato del Mondo della 500 nel 1989, grazie all’intraprendenza del promoter Bob Barnard, per poi passare alla MotoGP .
Situato sull’omonima isola a 140 km da Melbourne, è il circuito più vicino al Polo Sud dell’intero campionato: si trova a 38 gradi di latitudine sud, cioè ad 11 gradi in più dei 27 gradi della pista argentina di Termas de Rio Hondo.
Questa latitudine si traduce in temperature piuttosto rigide che a volte possono richiedere l’uso di cover in carbonio per i dischi freno, al fine di mantenere adeguata la temperatura iniziale di frenata.
L’anno scorso durante la gara di MotoGP la temperatura dell’aria non ha superato i 15 gradi; mentre nel 2014 quella dell’aria era di 16 gradi e quella dell’asfalto di soli 29 gradi.
Secondo i tecnici Brembo, che hanno a che fare con tutti i piloti della MotoGP (Brembo fornisce il 100 per cento dei piloti della classe regina), il Phillip Island Circuit è in assoluto il circuito meno impegnativo per i freni. In una scala da 1 a 5 si è meritato un indice di difficoltà di 1, avvicinato solo dalla pista di Assen, che ha preso 2.
L’impegno dei freni durante il GP
I 4.448 metri della pista si snodano su 12 curve, metà delle quali sono posizionate nella sezione che arriva a lambire le gelide acque dell’Oceano Pacifico. Per questa ragione, pur dovendo far ricorso ai freni 8 volte ogni giro, per un tempo complessivo di frenata di 21 secondi al giro (dal semaforo alla bandiera a scacchi sono poco meno di 10 minuti), i freni non corrono il rischio di surriscaldarsi. Anche la decelerazione media è contenuta: soli 1,12 g. Sommando tutte le forze esercitate da un pilota sulla leva del freno, dalla partenza alla bandiera a scacchi, il valore sfiora i 9 quintali, equivalente al peso di circa 550 bottiglie di vino australiano.
Le frenate più impegnative
Delle 8 frenate del Phillip Island Circuit nessuna è considerata altamente impegnativa per i freni; mentre 6 sono di media difficoltà e 2 sono light. La curva numero 4 (Honda corner), da prima marcia, è la più impegnativa per l’impianto frenante (la pressione del circuito raggiunge i 10,1 bar) e per il pilota che esercita una pressione di 5,8 kg sulla leva del freno: le MotoGP vi arrivano a 220 km/h e perdono due terzi della loro velocità dopo una frenata di 171 metri, equivalenti a 2 dozzine di coccodrilli marini australiani. La frenata si protrae per 4,2 secondi, ma la decelerazione massima è di solo 1,2 g.
Con i suoi 237 metri, la curva 1 è quella con il maggior spazio di frenata, malgrado i 188 km/h a cui viene affrontata: merito dei 900 metri del rettilineo che la precedono, sufficienti per proiettare le moto a 344 km/h. La decelerazione raggiunge gli 1,5 g, ma la frenata è limitata a 3,2 secondi e il carico sulla leva non supera i 4,2 kg.
La curva 3 intitolata a Casey Stoner prevede invece un impiego ridotto dei freni: appena 0,8 secondi con un carico sulla leva modesto (1 solo kg); mentre si coprono 57 metri, pari a metà della larghezza di un campo da football australiano.
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