La ” Pista d’oro ” è una delle prime piste al mondo, costruita alla fine degli anni ’50 da un’idea della famiglia Del Fante.
La ” Pista d’oro ” è stata per decenni il riferimento di ogni pilota ed era diventato un palcoscenico mondiale dove all’epoca correvano piloti che sarebbero diventati professionisti, come ad esempio, Cheever, De Angelis, Fisichella, Trulli, Zanardi e De Cesaris solo per citarne alcuni.
Questo è tutto ciò che era stato perché ad oggi la pista si presenta in tutt’altro modo…
Innanzitutto non si svolgono più gare e ed è una pista completamente in degrado, ogni cosa sembra essersi fermata ai primi anni duemila quando si svolse l’ultima gara.
Si arriva in pista di mattina presto come di consuetudine e lo spettacolo al quale si deve assistere è raccapricciante, dalla facciata esterna della pista si capisce come la struttura sia abbandonata a se stessa, ma comunque non ci si può voltare indietro perché la voglia di varcare quel cancello è troppo forte.
Mentre stai attraversando il famoso tunnel che porta al circuito affiorano in te mille ricordi, per chi quella pista l’ha vissuta è un colpo al cuore vederla oggi cosi. Ed eccoci qui arrivati di fronte a quel nastro, che d’asfalto ha ben poco, a quelle tribune che da decenni non ospitano più spettatori e a quelle protezioni (rete e prato) che oggi sono un pericolo.
Ad attenderci all’entrata del circuito ” Pista d’Oro ” , c’è Maurizio Sini , nostro amico e compagno di squadra nel Roma Caput Karting , che gentilmente ci offre il suo kart, un Tony Kart con motore Rok , per poter rivivere insieme anni e anni di emozioni. Dopo un rapido controllo al kart è il momento di scendere in pista.
Mi vesto,tuta,scarpe,casco e guanti, ma è quando entro nel kart e chiudo la visiera che tutto sembra cambiare, perché dietro a quel volante e con la visiera chiusa è come se intorno a te tutto cambi, le tribune non sono più vuote,l’erba non è più un ostacolo e la pista sembra tornare asfaltata alla perfezione, come se chiuso in quel casco tutto torni ai bei tempi che furono. Siamo ancora lì a fantasticare ed ora è il momento di scendere in pista. Tasto verde e il kart si accende e come per magia tu ti svegli da quel sogno e torni nella realtà. Il silenzio assordante si trasforma in musica composta da ogni singolo giro del motore. Da subito ti accorgi come il tuo fosse solo un sogno, siamo sul rettilineo pronti per impostare la prima curva e la traiettoria è segnata da un varco nelle foglie cadute a terra dagli alberi, si entra nella esse e si deve stare ben lontano dai i cordoli visto che non esistono più, si arriva alla curva della bilancia con il kart scomposto dalle numerose buche presenti sul circuito, tornante destro, tornante sinistro e ci si prepara per la curva più famosa del circuito, la 90. Una volta, li in quella curva, andava forte chi aveva il coraggio di tenere aperto il gas nonostante sia una curva impegnativa ed ad alta velocità, oggi viste le buche e i cordoli inesistenti devi cercare solo di non danneggiare il mezzo. Più si va avanti nel circuito e più ci si rende conto di come la situazione si critica. Finito il tuo turno scendi dal kart e ti senti entusiasta di aver guidato in quella bellissima pista ma appena ti fermi un attimo capisci quanta follia ci voglia per poter girare su un circuito in queste condizioni.
La giornata finisce, si fa quasi buio e si è costretti ad andare via.
Ora ripercorri quel tunnel ma questa volta la pista è alle tue spalle e sul tuo volto appare un sorriso, nonostante ti pianga il cuore vedere la pista in quelle condizioni disastrate, sei felice perche quel tunnel, quel nastro d’asfalto, la 90, le tribune, sono storia; e tu per un giorno hai fatto parte di quella storia che ha visto Campioni nascere e crescere.
Testo a cura di Paolo Donzelli / Leopoldo De Fazio
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