Proprio con una Brabham – Alfa Romeo, infatti, Hans-Joachim corse il Gran Premio degli Stati Uniti del 1977 davanti a oltre 100.000 spettatori: disputata a Watkins Glen, la gara vide Stuck partire dalla prima fila, superato solo dal campione in carica, James Hunt.
Dopo 14 giri, la BT45 si ritirò per un problema tecnico, senza nulla togliere alla gara perfettamente condotta dal pilota tedesco che si dimostrò un vero maestro nella guida sotto la pioggia.
L’affascinante storia di questo bolide ha inizio nel 1976, dopo il Titolo Mondiale Marche vinto dalla “33 TT 12” nel 1975, quando l’Autodelta – reparto corse dell’Alfa Romeo – decide di entrare in F.1 attraverso la fornitura del 12 cilindri boxer da 500 cv della stessa “33” al team Brabham.
In realtà l’Alfa Romeo aveva già motorizzato una monoposto March nel 1971, ma l’esperienza era stata subito congelata. Il 1976 quindi diventa l’anno “buono”: viene presentata la cosiddetta “Brabham-Alfa” che mantiene la livrea “Martini Racing” ma il colore di base, in virtù dei motori della Casa italiana, passa dal bianco al rosso.
Tutta l’operazione viene orchestrata dall’ingegnere Carlo Chiti, patron dell’Autodelta, e da Bernie Ecclestone, allora proprietario del team Brabham.
Il talentuoso Gordon Murray è il progettista della vettura, costruita attorno all’ingombro del motore “piatto” dell’Alfa Romeo e caratterizzata da due periscopi laterali per l’alimentazione dei dodici cilindri. Nel 1976 i piloti ufficiali della Brabham “BT45” sono Carlos Reutemann (ARG) e l’astro-nascente Carlos Pace (BRA), mentre Larry Perkins (AUS) e Rolf Stommelen (GER) corrono solo alcune gare. Questa prima stagione è da considerarsi di “preparazione”: i tre quarti posti conquistati, due da Pace e uno da Reutemann, sono i risultati più rilevanti.
La Brabham – Alfa BT45-B, evoluzione della precedente per la stagione 1977, comincia nel migliore dei modi: nel Gran Premio d’esordio, quello d’Argentina, Carlos Pace termina secondo, mentre il compagno di squadra John Watson (GBR) occupa per una decina di giri la testa della corsa. Pace ha una prestazione brillante anche nel Gran Premio del Brasile, quello di casa, anche se poi è costretto al ritiro.
A marzo il team Brabham è scosso dalla scomparsa dello stesso Carlos Pace in un incidente aereo. La squadra decide di ingaggiare proprio il pilota tedesco Hans-Joachim Stuck, che durante la stagione conquista due terzi posti a Hockenheim (GER) e Zeltweg (OST). Stuck, in un’intervista, dice di essere emozionato di poter correre su una vettura dotata di motore Alfa Romeo: sono proprio quelle vetture contro le quali suo padre si era battuto correndo con l’Auto Union negli anni Trenta. A Monza, durante le qualifiche del Gran Premio d’Italia, nell’abitacolo della rossa monoposto inglese si accomoda anche Giorgio Francia, pilota-collaudatore della Casa Milanese. John Watson termina la stagione con il secondo posto al Gran Premio di Francia (Digione) come miglior risultato.
Il propulsore troverà posto sulle vetture inglesi fino al 1979 (con altre architetture), con alterne fortune (2 gran premi vinti nel ’78) e con la sperimentazione di soluzioni tecniche innovative (come la BT46 “fan-car” del G.P. di Svezia del 1978). E al termine degli anni Settanta si conclude la collaborazione tra il marchio italiano e la casa inglese: l’Alfa Romeo decide di realizzare una monoposto di F.1 tutta in proprio, la cosiddetta “Alfa-Alfa”.
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