Pininfarina agli indiani di Mahindra
Pininfarina passa nelle mani degli indiani della Mahindra , la famiglia torinese, maggiore azionista della storica carrozzeria, ha puntato alla risoluzione di una difficile crisi economica e alla prospettiva di un’azienda globale e aperta a nuovi mercati.
Insomma, una svolta per Pininfarina anche se il costo è stato quello di lasciare la proprietà. E’ questo, in sintesi, il fine che ha portato all’accordo siglato ieri tra Paolo Pininfarina presidente dell’atelier automobilistico più famoso al mondo e i vertici del gruppo indiano Mahindra che hanno acquistato così il 76% delle azioni possedute della Pincar, holding della famiglia Pininfarina.
“Pininfarina resta un marchio italiano. L’azienda resta in Italia. Le maestranze restano in Italia. Le attività di ingegneria restano in Italia”, ha sottolineato Paolo Pininfarina nel corso della conferenza stampa organizzata a Torino subito dopo l’accordo.
“Questi dieci anni sono stati difficili. Una vera traversata nel deserto – ha aggiunto Pininfarina che resterà alla presidenza del gruppo – ma con questo accordo guardiamo al futuro e alla crescita. Pininfarina diventerà un marchio globale”. L’accordo per un importo totale di 50 milioni di europrevede che il gruppo indiano acquisti tutte le azioni ordinarie Pininfarina detenute da Pincar, per 1,10 euro per azione, per un totale di 25 milioni di euro; le azioni attualmente sono in pegno alle banche e saranno liberate da tale vincolo alla chiusura dell’accordo. I nuovi investitori lanceranno quindi un’offerta pubblica sulle azioni ordinarie Pininfarina sul mercato, allo stesso prezzo di compravendita delle azioni detenute da Pincar, raggiungendo la cifra di 30 milioni di euro ai quali si aggiungerà una nuova ricapitalizzazione di altri 20 milioni di euro.
Nell’accordo è previsto anche il pagamento dei debiti con le banche per un totale di circa 115 milioni di euro a partire dal 2017. La casa indiana continua a fare acquisti in giro per il mondo, dopo quello della sudcoreana Ssangyong e le moto del gruppo Psa Peugeot-Citroen. Nel giro di pochi mesi, invece, l’Italia “perde” due delle aziende storiche del design automobilitico mondiale. Questa estate, infatti, era uscito definitivamente di scena dalla Italdesign Giorgetto Giugiaro, lasciando la sua creatura nelle mani dei tedeschi di Volkswagen.Ora tocca alla Pininfarina passare di mano anche se per cercare di dare una svolta e un futuro all’azienda. Una cosa è certa, il passato di Pininfarina è fatto di un successo straordinario, avendo creato le forme delle auto più belle e famose della storia.
La storia e le automobili – La carrozzeria, nata a Torino nel 1930 da Battista “Pinin” Farina, tra i suoi soci aveva anche Vincenzo Lancia. Sorta come una piccola impresa artigianale impegnata nella costruzione di carrozzerie su ordinazione di facoltosi clienti privati, grazie al finanziamento di una zia della moglie e ai contributi dello stesso Lancia che per primo credette nelle intuizioni dell’amico Pininfarina al quale poi fece carrozzare molte delle sue automobili, divenne negli anni un’industria con la capacità di offrire al mercato automobilistico progettazioni complete di autoveicoli. Pininfarina fu tra i primi tecnici a interessarsi di aerodinamica, e in seguito fu il figlio Sergio ad apportare un approccio più ingegneristico. Dopo tante auto carrozzate per Alfa Romeo, Lancia, Fiat e la spagnola Hispano Suiza, nel primo dopoguerra è la Cisitalia 202 a dare la fama mondiale a Pininfarina. Presentata nel 1947 è stata la prima autovettura ad avere l’onore di un posto in un museo, al MOMA di New York. Con la produzione di quel capolavoro la Pininfarina inizia a disegnare lo stile di centinaia di autovetture, alcune delle quali diventano famosissime. Nel 1961 la guida della Pininfarina passa a Sergio, con cui si rafforza il legame con Ferrari e si dà una svolta industriale all’azienda. E’ questo il periodo di grande successo con le produzioni dell’Alfa Romeo Spider “Duetto”, la Lancia Flaminia, Lancia Flavia Coupé, la Ferrari Dino 246 e le Fiat “124 Sport Spider” e “Dino Spider”. Altre auto celebri, Ferrari 365 Daytona, 308 GTB, Ferrari 250 GTO, la Fiat 130 Coupé, la Lancia Beta Montecarlo. E ancora tante collaborazioni anche con altri importanti costruttori come Honda, Hyundai, Mitsubishi, ecc.
Pininfarina, nel corso della sua storia, oltre a disegnare automobili è riuscita a costruirle. Le ultime sono state le Alfa Romeo Spider e Brera e la Ford Focus Coupé-Cabriolet che venivano realizzate su tre stabilimenti: uno a Grugliasco, alle porte della città, e due nel Canavese, a Bairo e San Giorgio. Da qualche anno la crisi del settore automotive accentua le difficoltà della Pininfarina. Nel 2008 la mattina del 7 agosto, Andrea Pininfarina, presidente e amministratore delegato della storica carrozzeria torinese, muore in un incidente stradale alle porte di Torino, travolto a bordo del suo scooter da un’auto. Gli succede alla presidenza dell’azienda il fratelloPaolo. Nel 2011 l’azienda rinuncia definitivamente alla produzione, dedicandosi solo alla progettazione e al design. Nel 2012 viene a mancare Sergio Pininfarina. Sono anni difficili che hanno visto via via passare l’azienda da 2000 dipendenti agli attuali 300. Con la vendita aMahindra si profila, come ha detto il presidente, una continuità e un futuro solido che non si poteva più assicurare. Se pensiamo a come è finita, sempre a Grugliasco con il fallimento della Bertone – l’altra storica carrozzeria italiana -, di sicuro la notizia è positiva. Con il costruttore indiano Pininfarina continuerà comunque ad avere il dna italiano e potrà disegnare automobili in tutto il mondo.
Testo a cura di Carlo Rallo
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