Lancia: la storia di Marchio! C’è marchio e marchio, tra quelli automobilistici, Bmw è quello di maggior valore economico del 2012, davanti al colosso Toyota, a Mercedes, Volkswagen e Audi. Poi c’è quello Lancia, che a detta dell’AD di Fiat Sergio Marchionne non ha più appeal a livello europeo.
Lo storico brand torinese è destinato a un utilizzo limitato (se non alla chiusura totale) da parte del Gruppo Fiat e da perseguire sulla base di modelli Chrysler. Dell’attuale gamma soltanto la Ypsilon sarà conservata per i mercati europei. Eventuali sviluppi più ampi della Lancia potranno esserci soltanto con un mercato ritornato a livelli più grandi di quelli attuali. Sono lontani i successi targati anni ’60 e ’70, quando le sportive e le berline di Torino erano le auto sognate e desiderate in tutta Europa. Ricordate la Aurelia B24? Era la meravigliosa protagonista, assieme a Vittorio Gassman, del “Sorpasso”, il film capolavoro di Dino Risi, e sulla scia di quel successo per anni le Lancia divennero delle vere e proprio auto cult. La Fulvia, la Flavia, la Stratos prima, poi la 037 e il boom degli anni ‘80, con le vittorie nei Rally e quella straordinaria Lancia Delta, disegnata da Giorgetto Giugiaro.
A quei tempi, altro che Bmw o Audi. Dai giovani neopantenti alle persone adulte e affermate economicamente, tutti sognavano una Lancia, sinonimo di eleganza mista a sportività. Così aveva acquistato le sue credenziali e primeggiava in tutta Europa.
Poi le cose sono cambiate. Sono cambiati gli investimenti da parte di Fiat, che non ha saputo dare negli anni ‘90 una giusta erede alla Delta e alla stessa Thema. Giorgetto Giugiaro e la sua Italdesign lavorano ora esclusivamente per la casa di Wolfsburg. “Chissà, forse così è più chiaro perché la Lancia si ritrova senza più appeal”. Meritava altra attenzione la casa torinese. Non fosse altro per il suo straordinario successo di un tempo.
Poteva diventare il marchio con cui competere con Mini o con le Suv tanto in voga in quest’ultimo decennio. Poteva esser sfruttato come “garanzia” per sviluppare modelli sportivi (vedi Stratos e Delta Integrale appunto) e invece, rimane solo il prestigio di un tempo e farlo morire significa dilapidare un patrimonio che avrebbe dovuto essere valorizzato. Saranno i numeri e la dura realtà del mercato, saranno le scelte giuste o sbagliate di un manager cinico ma che mira a risollevare l’auto italiana, ma ai tanti appassionati del marchio che si trovano in giro per il mondo, questa decisione di “affossare” la Lancia non potrà che far male.
Testo a cura di Carlo Rallo
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