Shanghai, 11 aprile – Non c’è un attimo di respiro per il circus della Formula 1, impegnato in una doppia trasferta in Asia Orientale. Archiviata la prima tappa in Malesia, ora tocca alla Cina, con la terza gara della stagione in programma questo fine settimana sul circuito di Shanghai. E c’è ancora meno tempo per respirare per chi, come la Scuderia Ferrari Marlboro e i suoi piloti, si trovano già a dover inseguire in entrambi i campionati. Il bottino di punti, 18, raccolto a Sepang è stato uguale a quello di Melbourne, anche se ripartito in modo diverso: in Australia Fernando aveva ottenuto il quarto posto mentre Felipe si era classificato settimo, in Malesia il brasiliano ha chiuso quinto mentre il suo compagno di squadra ha terminato la gara immediatamente alle sue spalle anche se poi gli è stata inflitta una penalizzazione di 20”, peraltro ininfluente per il piazzamento finale. Così la squadra si ritrova con esattamente la metà dei punti della Red Bull mentre Fernando e Felipe sono rispettivamente al quinto e al sesto posto, con un ritardo di 30 e 34 lunghezze dal leader Vettel.
Il verdetto del Gran Premio della Malesia ha confermato quanto si era visto in Australia: in qualifica la 150° Italia non è in grado di lottare per le prime due file, avendo almeno due macchine nettamente più veloci di lei, in gara soltanto una delle Red Bull, quella di Vettel, rimane fuori portata. Si capisce quindi perché ieri sera sia Stefano Domenicali che Pat Fry non potessero essere contenti di questi 18 punti che non rispecchiano il potenziale espresso in gara.
Ci sono stati due episodi che hanno pesato in maniera decisiva sulla gara dei ferraristi. Il guasto che ha fatto diventare da mobile ad immobile l’ala posteriore della vettura numero 5 ha impedito ad Alonso di superare con facilità Hamilton quando si è ritrovato alle spalle del pilota inglese: Fernando si è quindi dovuto assumere dei rischi in fase di sorpasso e si è arrivati così al contatto che gli è costato, al giro 46, il podio. Un vero peccato, perché il ritmo dello spagnolo è stato costantemente fra i migliori. Anche Felipe è stato molto competitivo ma un problema nella sostituzione dell’anteriore sinistra in occasione del primo pit-stop gli ha fatto perdere secondi e posizioni preziosi, impedendogli probabilmente di lottare per le prime piazze fino all’ultimo. Questo episodio evidenzia una volta di più quanto sia diventata frenetica l’attività dei team in pit-lane durante la gara. Con molto più pit-stop dell’anno scorso – e, a differenza di quanto accadeva in passato, non più dettati dal quantitativo di benzina a bordo e da imbarcare, un fattore che dava sia una maggior probabilità di sapere in congruo anticipo quando la sosta sarebbe avvenuta sia un tempo di lavoro più ampio, proprio perché la durata del rifornimento era nota – l’errore è sempre più in agguato. A Melbourne era stata la Ferrari ad avvantaggiarsi di un problema al pit-stop di Webber, ieri i ragazzi in rosso hanno pagato dazio. Peraltro, su sette pit-stop effettuati, soltanto uno, il primo di Felipe, può entrare nel novero di quelli sbagliati: altri sono stati più o meno nella norma, alcuni – compreso l’ultimo di Alonso, in cui è stato sostituito il musetto – sono stati molto buoni. E’ chiaro che una squadra come la Ferrari deve essere sempre eccellente ed è quindi logico aspettarsi un impegno ancora maggiore per raggiungere un livello di ripetibilità più elevato delle prestazioni migliori.
La squadra è già arrivata a Shanghai, in anticipo rispetto a tutto il materiale tecnico usato fino a ieri in pista in Malesia. Il cargo della FOM è in viaggio per la Cina: soltanto verso mezzogiorno di domani le casse potranno essere aperte in circuito, considerato anche il tempo necessario per le operazioni doganali. C’è qualcuno che, invece, ha preso la via del ritorno in Italia già ieri notte. Domenicali, Costa e Fry sono infatti attesi questo pomeriggio a Maranello dove seguiranno più da vicino il programma di sviluppo della monoposto. Priorità numero uno resta, naturalmente, l’investigazione sull’aerodinamica e sulla definizione die motivi per cui la prestazione data dalla macchina in pista non corrisponde ai numeri che si leggono in galleria del vento. E’ un aspetto molto delicato, con delle conseguenze su tutto il processo di sviluppo: meglio seguirlo in prima persona, anche per dare un’ulteriore accelerazione che potrebbe consentire di avere in anticipo, magari già in Cina, alcuni aggiornamenti previsti altrimenti per le gare successive.
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