Auto, tecnologia, passione e natura. Storia di piloti e costruttori coraggiosi. La Mille Miglia o Indianapolis, il GP di Montecarlo, la 24 Ore di Le Mans o il GP di Monza… tutte corse leggendarie, che hanno fatto la storia dell’automobilismo sportivo, ma nessuna ha la straordinarietà della Targa Florio.
La Targa, nata nel 1906 per volere di Vincenzo Florio – giovane rampollo di una delle famiglie più facoltose della borghesia Siciliana – si svolgeva su strade di campagna, delle vere mulattiere, e gli abitanti dei paesi attraversati dovevano trattenere in casa gli animali domestici e da cortile.
I bolidi delle più importanti case automobilistiche al mondo sfioravano le mura esterne delle abitazioni, e per giorni l’odore di benzina e olio bruciato invadeva le case. Ogni anno le Madonie diventavano il teatro di battaglie epiche di assi del volante come Alessandro Cagno, Tazio Nuvolari, il “Preside Volante” Ninni Vaccarella e Olivier Gendebien. Bugatti e Alfa Romeo, Ferrari, Fiat e Maserati facevano a gara per partecipare a quell’evento che diveniva sempre più importante. Lo stesso Ettore Bugatti in una sua lettera inviata a Vincenzo Florio lo testimonia, dicendo di preferire la corsa siciliana perché era l’unica che permetteva un collaudo eccellente della vettura. Lungo le strade siciliane dunque si correva, ma allo stesso tempo si provavano freni, gomme, nuovi motori e cambi. Una vera pista di collaudo naturale che serviva ai costruttori per sviluppare le nuove tecnologie.
Al pari della nazionale di calcio o del ciclismo, la Targa ha avuto nel popolo siciliano e non solo, un consenso plebiscitario; nei giorni della corsa i siciliani di ogni contrada diventavano esperti ingegneri meccanici, competenti collaudatori e coraggiosi piloti.
Per seguire la gara si facevano lunghi viaggi, anche notturni e il popolo della Targa Florio si accampava con il bel tempo o con il freddo, nell’attesa di vedere il pilota o la vettura preferita. Senza questo calore, questo abbraccio del pubblico, la corsa siciliana non sarebbe diventata ciò che è: un monumento al mezzo meccanico, ai costruttori e ai piloti che hanno avuto il coraggio di guidare auto sempre più performanti su percorsi ineguagliabili quanto a difficoltà e bellezza dei luoghi. La Targa Florio ha contribuito allo sviluppo turistico nono solo dei paesi dove passava, ma dell’intera Sicilia, e se oggi esiste il Parco delle Madonie si deve a quel processo di sviluppo turistico iniziato con l’organizzazione della corsa. Grazie all’intuizione di Vincenzo Florio, alla realizzazione del suo sogno che Cerda, Cefalù, Collesano, Scillato sono oggi conosciute dal Giappone agli Stati Uniti. Grazie ala passione di quest’uomo la Targa Florio rimarrà per sempre la corsa più importante al mondo.
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