in

BMW M1 – 1978

Tempo di lettura: 3 minuti

La stella era vestita di un bianco candido: quando nell’autunno del 1978 si  aprirono i cancelli del 64° Salone di Parigi, gli appassionati delle auto sportive non avevano che una destinazione – lo stand della BMW Motorsport GmbH.  Lì potevano ammirare un nuovo modello super ribassato ed estremamente dinamico  che dimostrava chiaramente già dal primo sguardo di essere la più veloce auto  sportiva stradale tedesca: la BMW M1, alta 1.140 mm, potente (277 CV) e veloce (ben oltre i 260 km/h). “Tutti sono corsi intorno alla nuova auto sportiva  della BMW con motore centrale – scriveva la stampa – e l’elenco degli ordini in  arrivo supera le più rosee aspettative. Per esempio, un appassionato americano  di BMW ne ha già ordinati tre esemplari”. Era qualcosa di impressionante,  considerando che, nel 1978, la super sportiva BMW aveva un prezzo di  esattamente 100.000 marchi, abbastanza per acquistare quattro BMW 323is più un paio di optional extra.
Con dimensioni di 4.360 mm di lunghezza, 1.824 mm di larghezza e 1.140 mm di  altezza, l’M1 evidenziava la sua genuina propensione sportiva. Infatti, quest’ auto sportiva a motore centrale montava un propulsore sei cilindri in linea di  3,5 litri posto longitudinalmente davanti all’assale posteriore in grado di  sviluppare una potenza massima di 277 cavalli. Denominato in codice M88, questo  motore si basava sul sei cilindri di serie unito alla testata con quattro  valvole per cilindro proveniente dai motori da gara della BMW CSI. All’interno  di questa testata, la sezione inferiore formava la camera di combustione e di  raffreddamento, mentre la metà superiore comprendeva i cuscinetti dell’albero a  camme ed i bicchierini delle valvole.
La miscela aria/benzina veniva convogliata nei cilindri attraverso tre  collettori di aspirazione a doppia farfalla dotati di sei farfalle singole da  46 mm e due collettori di aspirazione del diametro di 26 mm per ogni cilindro.  Il sistema digitale di accensione, completamente elettronico, rifletteva anch’esso le ultime trovate in materia.
La lubrificazione mediante pompa a secco testimoniava chiaramente il DNA sportivo dell’M1, essendo la vettura in grado di raggiungere un altissimo livello di accelerazione laterale. Il carburante veniva fornito al motore da due serbatoi posti ai lati davanti all’assale posteriore di 58 litri ciascuno.
La potenza veniva trasmessa dal motore attraverso un cambio ZF a cinque marce  collegato al motore per mezzo di una frizione a doppio disco a secco.
Il sei cilindri si dimostrava fluido e privo di vibrazioni ad ogni regime, rimanendo docile anche alle basse velocità. Ma tutto cambiava istantaneamente non appena la lancetta raggiungeva i 5.000 giri/min. e l’M88 continuava a spingere l’M1 verso il regime massimo di 7.000 giri, facendo sì che anche i collaudatori più disincantati ne decantassero le lodi: “Una volta che le farfalle sono completamente aperte, si sente una spinta incredibile, spinta che continua ben oltre i 200 km/h. Non c’è necessità di passare in quinta marcia, per esempio, fino a 213 km/h e da quel momento si continua ad accelerare sempre più fino a raggiungere la velocità massima”. Velocità che, come fu riportato dal principale periodico automobilistico tedesco nell’autunno del 1979, era di 264,7 km/h. Anche l’accelerazione da 0 a 100 km/h in 5,6 secondi sembrava molto buona, cosa che non doveva sorprendere considerando il rapporto peso/potenza di 4,7 kg/CV, che facilitava non poco le prestazioni del motore da 204 kW (277 CV).

Marco Lasala

Scritto da Marco Lasala

Credo di esser nato per comunicare la mia passione per i motori: i miei primi passi li ho mossi.. su di un kart!!! Mi sono laureato in Economia e Commercio (indirizzo Marketing), ma ho iniziato a fare il giornalista da quando avevo poco più di 20 anni, scrivendo per quotidiani nazionali e riviste estere. Oggi collaboro con diverse testate specializzate nell’universo automotive, provo auto e moto, descrivo le mie sensazioni di guida, cerco di emozionare i lettori. Sono un competitivo, amo salire sul gradino più alto del podio, sono convinto che il pericolo più grande sia frenare, piuttosto che affrontare una curva a gas aperto! Il mondo dei motori è in continua evoluzione, l’elettrificato macina chilometri, ma… nella mia mente la melodia di un V12 a 8.000 giri non svanirà mai!

Dovizioso al MotorShow di Bologna

Filtro aria Lightech per Kawasaki ZX-10 R M.Y. 2011